Le prime composizioni e l’Ammissione in Accademia
Eleonora Fonseca Pimental protagonista della Rivoluzione napoletana del 1799, ma anche poetessa e giornalista. Le sue poesie riflettono gli avvenimenti che la segnano profondamente. Studiò latino e greco senza trascurare anche le lingue moderne come portoghese, italiano, francese e inglese. Cominciò a comporre versi, rivelando anche una certa predisposizione per la poesia. Nel 1768 viene ammessa nell’Accademia dei Filateti, e le viene commissionato il suo primo sonetto in occasione del matrimonio tra Ferdinando IV e Maria Carolina d’Austria. La composizione si intitolava Tempio della gloria, epitalamio nell’augustissime nozze di Ferdinando IV re delle Due Sicilie con Maria Carolina arciduchessa d’Austria di Eleonora de Fonseca Pimental, pubblicato con il nome di Epolnifenora Olcesamante, il suo nome accademico. Si tratta di un poema epico in 79 ottave nel quale celebrava gli Asburgo e I Borbone, grazie a quest’opera, nella quale diede sfoggio dei suoi studi classici, entrò nelle grazie della regina. In seguito a questa pubblicazione fu ammessa anche nell’Accademia dell’Arcadia con il nome di Altidora Esperetusa. Un genere molto utilizzato dalla Fonseca erano I sonetti, nel 1770 dedicò un sonetto a Gherardo Carafa, conte di Policastro in occasione delle sue nozze, contenuto nell’opuscolo Componimenti poetici per le nozze di Gherardo Carafa, conte di Policastro, con Maddalena Serra di Cassano, l’anno successivo pubblica un secondo sonetto nella raccolta Componimenti per la morte di Monsignor Giovanni Capece de’ baroni di Barbarano , Patrizio del sedile di Nido, vescovo di Oria. Qualche anno dopo scrive un sonetto dedicato a Caterina Dolfin in occasione della nomina del marito Andrea Tron a procuratore di San Marco, pubblicato nel 1773 in un volume Rime di donne illustri a S.E. Il Cavaliere Andrea Tron.
Il rapporto epistolario con Metastasio
Il sonetto contenuto nell’opuscolo Componimenti poetici per le nozze di Gherardo Carafa, fu inviato al poeta Metastasio, il 9 ottobre 1770. Inizia un lungo rapporto epistolare con il poeta che dura fino al 1776, del quale ci sono giunte solo 12 lettere di Metastasio. Nella prima lettera dell’agosto 1770, elogia l’epitalamio “Il tempo della gloria” e apprezza che Eleonora si sia formata attraverso I suoi scritti. Eleonora, nelle lettere, gli sottoponeva le sue poesie, chiedendone la revisione dei testi; è per questo motivo che ritroviamo indicazioni circa il lessico, la fonetica e la metrica. In particolare, nella lettera che Metastasio scrive a Eleonora, in risposta alla richiesta di revisione de sonetto “La nascita di Orfeo”, si denota una certa critica al testo, evidenziandone particolari dettagli. Eleonora sperava che Metastasio, da persona erudita, l’aiutasse a diffondere I suoi scritti, facendoli arrivare fino a Caterina II a San Pietroburgo e in tutto il nord Europa. Infatti, in quanto donna le era impedito viaggiare.Metastasio risponde alla sua protesta spiegadole l’inutilità del viaggio come percorso formativo. Metastasio e Eleonora non si conobbero mai, ma il loro rapporto epistolare fu per Eleonora una palestra letteraria, che influi sulla scrittura giornalistica ma anche alla sua partecipazione alla Repubblica napoletana del 1799.
La morte della madre e l’infelice matrimonio
Nel 1771 la madre di Eleonora, Donna Caterina si ammalò gravemente e dispose il suo testamento nel quale si preoccupò soprattutto di Eleonora, alla quale voleva assicurare una sicura posizione economica. Lasciò, infatti, ai tre figli maschi solo la legittima, mentre nominava sua figlia Eleonora erede universale, ma con un vincolo dotale ovvero se Eleonora non si fosse sposata o non avesse avuto figli l’eredità tornava alla famiglia alla sua morte. Eleonora divenne così un bel partito, e la famiglia organizzò un primo fidanzamento con suo cugino Michele, nonostante fossero simili caratterialmente e condividessero gli stessi interessi, il fidanzamento durò poco. Eleonora chiuse il fidanzamento con il cugino Michele, nel 1776, quando quest’ultimo partito per Malta, mostrò poco interesse verso la loro relazione non rispondendo alle lettere di Eleonora, la quale in una sua ultima lettera gli diceva addio. Anche I parenti si convinsero ad accantonare il matrimonio a causa del disinteresse mostrato da Michele nei confronti di Eleonora. Ma poichè Eleonora si avvicinava al compimento della maggiore età bisognava che prendesse marito. Il padre quindi organizzò il matrimonio con Pasquale Tria de Solis, tenente del reggimento del Sannio. Fu quello un matrimonio infelice, da subito emersero le divergenze culturali, e Pasquale si dimostrò geloso di una moglie così colta e che intrattenesse rapporti epistolari con intellettuali. Pasquale le impose anche la convivenza con le sue sorelle, che furono per Eleonora come delle carceriere, le quali gelose della sua cultura, le sottraevano la posta consegnandola al marito. Da questo matrimonio nacque un figlio, Francesco, che morirà a soli 8 mesi. Seguiranno altre due gravidanze che si concluderanno con aborti a causa dei maltrattamenti del marito. Alla morte del figlio, Eleonora dedicherà un sonetto che pubblicherà nel 1779, intitolato Sonetti in morte del suo unico figlio e l’ Ode elegiaca per un aborto, nel quale fu maestrevolmente assistita da Mr.Pean, dedicata al chirurgo che l’aveva assistita salvandole la vita. Questi sono gli unici componimenti a carattere personale. Il padre Don Clemente avviò il processo per mettere fine al matrimonio e riprendere la custodia della figlia. Il processo si concluse il 26 giugno 1785, anche se lui non vide mai la fine perchè mori il 14 maggio.
Il rapporto con I reali Ferdinando IV e Maria Carolina
Nel 1773 in occasione della nascita della secondogenita di Maria Carolina d’Austria e Ferdinando IV, la principessa Maria Luisa, scrive un sonetto intitolato A Maria Carolina Regina delle Due Sicilie per l’Augustissimo parto di una seconda Bambina. Ma fu con il sonetto La Nascita di Orfeo dedicato alla nascita dell’erede al trono Carlo Tito di Borbone, che Eleonora entra nelle grazie di Maria Carolina. Un sonetto in cui la nascita dell’erede al trono che innalzerà la dinastia a stato di felicità e perfezione viene paragonata alla nascita di Orfeo inviato da Giove a redimere gli uomini. Nella prosa della prefazione al sonetto Trionfo della virtù, Eleonora si dedica alla funzione storica e politico-sociale della monarchia. Nel 1780 in occasione dell’apertura della Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere, scrive un sonetto pubblicato in una raccolta dal titolo Nella solenne apertura della Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere alla Maestà della Regina. Nel 1789 celebrò insieme ad altri la legislazione concessa da Ferdinando IV per la colonia di San Leucio con un sonetto Cinto Alessandro la superba fronte pubblicato in una raccolta di componimenti dal titolo Componimenti poetici per le Leggi date alla nuova Popolazione di Santo Leucio-da Ferdinando IV re delle Sicilie. E poi scrive un sonetto in napoletano in occasione dell’abolizione della Chinea. Dopo la separazione dal marito chiese un sussidio mensile alla Corte, che gli fu concesso da Ferdinando e Eleonora come ringraziamento scrisse un sonetto Il vero omaggio, per accogliere il loro ritorno dai possedimenti in Sicilia. Grazie ai suoi scritti, Maria Carolina la nominò bibliotecaria personale, una posizione prestigiosa che le permise di entrare in contatto con I maggiori filosofi illuministi. Nel 1790 traduce dal latino un saggio del consigliere Nicolò Caravita, Niun diritto compete al Sommo Pontefice sul Regno di Napoli, non si limitò solo alla traduzione ma riportò anche una serie di annotazioni e riferimenti che la resero quasi un’opera originale che fu utilizzata da Ferdinando IV come appoggio per la questione della Chinea. Altra opera di traduzione fu l’Analisi della Professione di Fede del Santo Padre Pio IV, del padre portoghese Antonio Pereira de Figueredo. L’unica sua opera di carattere sacro fu La fuga in Egitto, dedicata a Carlotta di Borbone, principessa del Brasile. Con lo scoppio della Rivoluzione Francese,il 14 luglio 1789, cambia tutto e soprattutto dal 1793 con la morte di Luigi XIV e Maria Antonietta, I filosofi venivano visti come nemici numero uno dai Borboni che se prima mostravano una certa simpatia verso gli Illuministi con gli ultimi avvenimenti avevano iniziato una vera caccia alle streghe. Eleonora fu licenziata come bibliotecaria e nel 1797 perse anche il sussidio della Corte, fu arrestata e condotta nel carcere della Vicaria. In carcere scrisse Inno alla libertà e un sonetto contro Carolina.
Durante la prigionia aveva imparato perfettamente il napoletano e divenne oratrice della Repubblica. In questo periodo assunse la direzione del Monitore Napoletano, che durò cinque mesi. Quando cadde la Repubblica, Eleonora sperò di essere esiliata, ma invece fu trasportata alla Vicaria e le fu negata la morte per decapitazione in quanto riservata solo a nobili napoletana. Mori impiccata il 20 agosto 1799 sulla piazza di Mercato. Le sue ultime parole furono ” Forsan et haec olim meminisse juvabit ” citando Virgilio.
Mariarosaria Cozzolino
Bibliografia
Battaglini Mario, Eleonora Fonseca Pimental: Il fascino di una donna impegnata tra letteratura e rivoluzione, Generoso Procaccini, 1998
De Fonseca Pimental Eleonora, Sonetti in morte del figlio, La Repubblica Napoletana del 1799, La città del Sole, 1999.
Foscolo Ugo, Scritti sulla Repubblica Napoletana, Prefazione di Luigi Mascilli Migliorini, La Repubblica Napoletana del 1799, La città del Sole, 1999
Schiattarella Franco, La marchesa Giacobina.Eleonora Fonseca Pimental. Schettini Editore.
Striano Enzo, Il resto di niente, Rizzoli
Tatti Silvia, «Riveritissima mia signora donna Eleonora»: Metastasio critico letterario nel carteggio con Eleonora de Fonseca Pimental, in Incroci nell’epistolario di Metastasio
Urgani Elena, La Vicenda Letteraria e Politica di Eleonora de Fonseca Pimental,Napoli, La Città del Sole.
Sitografia