14/02/2024 Mostra in occasione della festa di San Valentino.
In occasione della festa di San Valentino, l’Associazione Amici degli Archivi onlus inaugura presso la chiesa di San Bartolomeo ( via San Bartolomeo 19), la mostra documentaria, bibliografica ed iconografica dal titolo “ Amore tra gli archivi…. Lettere e storie.
La festa di San Valentino trae origine dai Lupercali celebrati nell’antica Roma, una festa arcaica legata al ciclo di morte e rinascita della natura, sovversione delle regole e distruzione dell’ordine per permettere al mondo e alla società di purificarsi e rinascere. Durante queste celebrazioni avvenivano vari rituali, cortei mascherati e in queste giornate servi e padroni invertivano i proprio ruoli, per innescare appunto quel processo di rinascita per mettere in atto il caos primordiale. Ma la festa dei Lupercali prevedevano soprattutto anche che le matrone di Roma si offrivano volontariamente per strada alle frustate di un gruppo di giovani nudi, devoti al selvatico Fauno Luperco. Anche le donne in dolce attesa si sottoponevano volentieri al rituale, convinte che avrebbe fatto bene alla nascita del pargolo. Questi riti si celebravano il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati ed erano apertamente in contrasto con la morale e l’idea di amore dei cristiani. Nel 496 d.C. papa Gelasio I , pose fine ai Lupercali, istituendo una festività dedicata all’amore, in questo caso romantico e privo di riferimenti espliciti alla sessualità, ma, nel solco della tradizione biblica, comunque fertile e fruttuoso, finalizzato alla riproduzione, associandola idealmente alla protezione del santo Valentino.
Iniziamo la mostra con una selezione di opere teatrali dal Fondo Musicale dell’Associazione. L’Amleto opera in 5 atti di Ambroise Thomas, su libretto di Michele Carré e Giulio Barbier, traduzione italiana di Achille De Lauzieres. Trasposizione lirica dell’opera teatrale di Shakespeare dove si racconta anche dell’amore tra Amleto e Ofelia e soprattutto della pazzia di quest’ultima causata dal rifiuto di Amleto. Durante la scena della pazzia di Ofelia (scena V dell’atto IV), la fanciulla canta vaneggiando: “Domani è san Valentino e, appena sul far del giorno, io che son fanciulla busserò alla tua finestra, voglio essere la tua Valentina“. Secondo libretto d’opera in mostra è “La Gioconda”, melodramma in quattro atti di Tobbia Gorrio musica di Amilcare Ponchielli, misconosciuta e poco eseguita nel panorama lirico italiano, tratto dal dramma di Victor Hugo “Angelo, tyran de Padoue” del 1835. L’azione si svolge nella Venezia del XVII secolo, e ha come protagonista una donna, denominata appunto La Gioconda, che cura la vecchia madre cieca. Gioconda è amata, non corrisposta, dal sordido Barnaba, informatore del Consiglio dei Dieci, che istiga la folla contro la cieca, additandola come strega.Gioconda è invece perdutamente innamorata di Enzo, un principe genovese, proscritto da Venezia, che si finge marinaio dalmata, il quale ovviamente, come vuole la trama di un melodramma, a sua volta ama Laura, moglie di Alvise Badoero, nobile veneziano e inquisitore di stato. E’ lei che salva la cieca dalle ire del popolo, ricevendo in cambio un rosario portafortuna.Barnaba intanto si avvicina ad Enzo, chiamandolo col suo vero nome, e assicurandolo che terrà il segreto per sé. Anzi, gli promette che favorirà la sua fuga con Laura sulla sua nave; ma Gioconda, avendo saputo del piano, decide anch’essa di salire su quella nave.Lì Enzo e Laura si scambiano dolci parole, ma interviene Gioconda che minaccia di consegnare la donna al marito. Quando Laura, spaventata, alza il rosario donatole dalla cieca, Gioconda la riconosce come la donna che ha salvato sua madre, e l’aiuta a fuggire.Alvise, saputo il tradimento della moglie, la induce a bere del veleno, ma Gioconda sopraggiunge e convince Laura a fingersi morta, bevendo da un’altra boccetta, che contiene un potente narcotico.Rimasta sola, la donna, che generosamente ha preferito la felicità dei due amanti alla sua, medita il suicidio.Enzo è disperato, vuole raggiungere il sepolcro di Laura e uccidersi, ma Gioconda gli svela che è viva, e infatti proprio in quel momento Laura si risveglia. L’uomo, dopo aver appreso il sacrificio di Gioconda, la benedice e fugge con l’amata Laura, mentre Barnaba, in cambio della liberazione di Enzo, “chiede il corpo” di Gioconda. Ma come accade nel Trovatore verdiano, ella si uccide, in questo caso, accoltellandosi a morte. Barnaba, beffato, vuole vendicarsi rivelandole che le ha appena ucciso la madre. Ma è tardi: Gioconda è già morta.
Si continua poi con una copiella intitolata “ Piccola Sonia” versi di Enzo Fusco e musica di Armando Fragna, “un tagliamonte lascia nel piccolo paese la sua amata per andare a lavoro sulle montagne rocciose e le dedica parole d’amore”: Amami piccola Sonia, non ho null’altro che te! Giurami , giurami piccola, che penserai sempre a me! Baciami, pensami, baciami… su, non crucciarti, tesoro, vado al mio duro lavoro per te, soltanto per te!”.
Proseguiamo poi con un volume intitolato Canzoni napolitane di Salvatore di Giacomo nel quale sono raccolte le più belle canzoni d’amore del poeta citiamo “ Era de maggio”, Nella prima parte viene narrato l’addio, durante il mese di maggio, tra due amanti, i quali si ripromettono di ritrovarsi negli stessi luoghi, ancora a maggio, per rinnovare il loro amore. La seconda parte della canzone è incentrata sul nuovo incontro tra i due.
Una raccolta di “Celebro canzoni” edizione per fisarmonica, delle canzoni napoletane dall’800 al ‘900 tra cui citiamo “ I’ te vurria vasà!” di Vincenzo Russo, Le parole della canzone nascono dal tormentato amore di Vincenzo Russo, orfano e di famiglia povera, per Enrichetta Marchese, figlia di un facoltoso gioielliere che osteggiava il loro sentimento.
Sempre conservati nel fondo Musicale quattro articoli di giornale de Il Mattino del 2007, per la rubrica “ una canzone una storia”. Nel primo del 6 maggio 2007 si parla della canzone interamente in napoletano presentata al festival di Sanremo del 1985 da Peppino di Capri, intitolata “ E mo e mo”. Il secondo articolo parla della canzone “Giuramento” versi del poeta Giuseppe Russo lanciata nel 1953,e dalla quale fu ricavato un film nel 1982 con Mario Merola. Anche se sembra scritta per un amore infelice, per una donna che parte e non torna più, invece nasconde il dolore per una figlia che parte e va lontano. Il terzo articolo del 20 maggio dedicato ad un brado di Salvatore di Giacomo “Tutto se scorda”, apparsa nel 1892, esempio della delicatezza di di Giacomo e del rapporto complicato che ebbe con l’amore. “Tutto, tutto se scorda,tutto o se cagna o more;e na chitarra è ammore,ca nun tene una corda. Ogge si’ tu: dimane,forze, n’ata sarrà: e po’ n’ata, chi sa si tiempo ce rummane. L’ultimo articolo del 27 maggio, dedicato alla canzone “Carmela” di Salvatore Palumbo e Sergio Bruni, una canzone che sembrerebbe cantare l’amore di un uomo per una donna ma che invece racconta l’amore di un popolo , e Carmela non è solo una donna ma tutta Napoli. Anche se come racconta Palomba , la canzone fu ispirata da una Carmela vera che serviva ai tavoli in un ristorante di Posillipo.
Dalla biblioteca dell’ Associazione soprattutto dal Fondo Colonnesi in essa conservato, “Storie e leggende napoletane” di Benedetto Croce, e in particolare la storia d’amore di Lucrezia D’Alagno e Alfonso D’Aragona, un amore meraviglioso per il quale il re Alfonso si trasferì per un lungo periodo a Torre del Greco. E la storia di Trinella Capece e Alvise Dandolo. Trinella era sposata con un nobile ma si innamorò di Alvise un giovane veneziano venuto in città. I due si incontrarono per i contatti che il giovane aveva con la famiglia Capace. All’inizio nulla faceva presagire un tale ardore di sentimento in lui: Tirinella e Alvise furono subito colpiti l’uno dall’altra ma per molto tempo i loro incontri furono formali. Pian piano, però, iniziarono a conversare di storia e letteratura, a vedersi sempre più spesso e a sorridersi ogni volta con maggiore insistenza fino a quando quel sentimento platonico non raggiunse la passione carnale. Una sera Alvise passò a trovare la giovane. Il suo tentativo di introdursi in casa furtivamente fallì però quando i quattro figli adulti del marito di Tirinella si accorsero della sua presenza: i due furono colti insieme in una delle stanze domestiche. In assenza del padre, i figliastri della donna pugnalarono i due amanti, gettandoli infine nel fango.
Ancora dal fondo Colonnesi, “La Gerusalemme Libearata” di Tasso, nella quale leggiamo dell’amore di Tancredi per Clorinda, quello di Erminia per Tancredi, tutta la passione di Armidia e Rinaldo, tanto per ricordare gli episodi più noti, ci pongono davanti ad amori derivanti dal dolore, irrealizzabili come un sogno e condannati fin dall’inizio. Amore come condanna piuttosto che grazia. L’éros è al centro di un discorso altro rispetto al mondo della guerra: anche éros, però, nasce e si sviluppa come conflitto, come opposizione. Le due entità, amore e morte, si rincorrono. Nel poema abbiamo l’alternanza delle parti belliche, di quelle liriche-amorose, di quelle magico-meravigliose.
Dalla Biblioteca ancora presentiamo alla mostra, “Masaniello Innamorato e altri racconti” di Raffaele Messina, che ci presenta un altro aspetto di Masaniello quello più intimo, i sentimenti per quella che sarà sua moglie, le emozioni, l’eccitazione del corteggiamento e il brivido del primo bacio.
Infine presentiamo l’amore conservato tra le carte dell’ Archivio de Lutio del Fondo Fusco.
Nello De Lutio nasce a Napoli nel 1880 da padre farmacista (Gennaro De Lutio) e madre casalinga. Fece parte di quel gruppo di poeti, musicanti e parolieri che posero la lente sull’ultimo ancoraggio della “Napoli che fu”, una categoria dello spirito che abbraccia, nei ricordi, il culto della sopravvivenza fisica, sociale e affettiva della città intera.
Sono tre le basi su cui si costruisce la sua biografia: la guerra, la scienza e la poesia.
Durante la Prima Guerra Mondiale si distinse nella battaglia di Gorizia e si aggiudicò la medaglia al valore militare. Nel fondo conservato presso l’associazione Amici Archivi numerose sono le lettere e i telegrammi scritti dalla sua famiglia: i fratelli Giovanni e Guido, la sorella Giuseppina, il padre Gennaro, la madre (di cui non si conosce il nome in quanto si firma sempre “Mamma tua”). All’interno di queste lettere si chiede con preoccupazione di ricevere notizie sul suo stato di salute, sul rapporto con gli altri soldati, sulle sue condizioni economiche, si prendono continuamente provvedimenti per aiutare Nello in qualsiasi difficoltà. Una famiglia unita dall’amore è quella che si riesce a dedurre dalle lettere corali indirizzate al De Lutio nel suo periodo militare.
Nonostante sia conosciuto principalmente per i suoi versi, Nello De Lutio aveva due lauree: una in fisica, l’altra in medicina. Era infatti conosciuto come “’O farmacista” in quanto il padre era il proprietario di una farmacia sita in Corso Garibaldi. Leggendo le decine di lettere conservate dall’autore, si intuisce quanto fosse amato e rispettato dalla gente del popolo ma non solo, sembrerebbe essere stato un vero punto di riferimento non solo per la sua professione. Le persone chiedevano consigli riguardo le situazioni più disparate: l’acquisto di una casa, particolari situazioni giuridiche, futuro dei propri figli.
Quello che si ricorda di lui è senz’altro il fatto che fosse una persona buona, genuina, che non si arrabbiava mai. Nemmeno quando la donna di cui era innamorato, Maria Golia, decise a pochi giorni dalle nozze con De Lutio di sposare un altro uomo. A lei sono infatti dedicati i versi della canzone “Bona Furtuna” (riportati, con partitura musicale, sulla pagina di giornale “Il Mattino Illustrato”); era molto amico di Giuseppe Cioffi che spesso gli musicava i versi e che rimase stupito dal fatto che quei versi esprimessero il perdono da parte sua per Maria, tanto da litigarci e, a quanto pare, chiedergli “Ma comme? ‘A terza strofa nun a faje accidere a chella st***** ‘e Maria?!”. De Lutio, però, era considerato un gran signore, tanto da essere soprannominato anche “’O Barone”.
E comunque, con il compositore Giuseppe Cioffi, creò un proficuo sodalizio artistico: la coppia partorì successi del tempo come Centenare ‘e spine, Quatto passe pe’ Tuledo e Pusilleco ‘n sentimento.
Le sue poesie furono raccolte da Bideri nel 1965, scritte interamente in dialetto napoletano, con le note e un glossario finale; la sua produzione è da collocarsi nel percorso ad ostacoli della tradizione postdigiacomiana.
Giovanni Sarno, nella sua antologia del 1968 intitolata Un secolo d’oro (Bideri), così scrisse di De Lutio:
«Tutta pervasa di vibrazioni interiori, la sua poesia, pur nel più assoluto rispetto della tradizione, non ha alcun punto di riferimento e di parentela con nessun altro, anche dei maggiori. Ha pubblicato recentemente un volume con la raccolta completa delle sue liriche in dialetto ma s’è guardato bene dal segnalarlo alla critica ufficiale. Eppure, è certo che in quelle pagine c’è da scoprire uno schietto e geniale poeta napoletano».
Il tema principale della poesia di De Lutio era senz’altro l’amore. Destinataria principale delle sue liriche, la giovane pianista palermitana Maria Golia. Nel fondo de Lutio è possibile leggere tutte le decine di lettere conservate dall’autore della sua amata. Non è possibile, purtroppo, leggere quello che le scriveva Nello, ma l’amore per la ragazza è ravvisabile dalle sue poesie, in cui a volte quasi esplicitamente si riferisce a lei.
Maria era di Palermo, ma probabilmente i due si conobbero a Napoli, in quanto Maria frequentava spesso il Conservatorio di San Pietro a Majella. Numerose le pubblicazioni conservate che portano sulla copertina i nomi di Maria Golia e Nello De Lutio, rispettivamente per musica e versi, a spiegarci che il sodalizio fra i due era in primo luogo artistico.
Senz’altro però più corposa è la collezione di lettere scritte dalla ragazza. La prima lettera indirizzata a Nello e firmata da Maria è datata al 1914, l’ultima al 1951. Se fosse anche solo questo l’arco temporale della loro relazione, sarebbe comunque già giusto poter parlare di una storia importante, lunga, e intensa se si legge il contenuto di alcune di queste.
Ciò che subito è evidente è la passione senza freni di Maria per Nello, passione che, come spesso accade, a volte la fa sembrare quasi fuori di sé.
I due erano lontani, e questo provocava in Maria un forte sentimento di insicurezza e di gelosia nei confronti di Nello, che effettivamente – come è riscontrabile da lettere di altre donne a lui indirizzate – non disdegnava la compagnia femminile, anche se non era Maria.
Ma tra le lettere di Maria e quelle delle varie “Sonia”, “Disondulata”, “Ersilia”, “Titina”, “Christine” esiste una differenza abissale: le parole di queste ragazze sono frutto di flirt momentanei, di giochi, di divertimento, come accade a tutti i ragazzi e ragazze che nei loro venti o trenta anni hanno voglia di scoprire cosa c’è fuori e dentro di loro, mossi dalla curiosità più che dai sentimenti.
Le lettere di Maria portano sullo sfondo un amore vero, puro, e per questo molto doloroso.
Pur non conoscendo la corrispondenza completa tra Maria e Nello, le poesie d’amore di quest’ultimo ci regalano comunque un assaggio, un po’ meno privato – in quanto costruito per poter essere gradito anche dal pubblico – di quelli che erano i suoi sentimenti, verso Maria, o forse verso l’amore in generale.
Sull’Enciclopedia Treccani, alla pagina a lui dedicata, leggiamo: «nelle sue numerose poesie d’amore, tra trasalimenti di malinconia e punte di umoristici bronci, mette a fuoco l’innamorato, il quale si misura con ostinazione con le forze occulte dell’eros. La dipartita sentimentale è un paradiso rovesciato, la paura di soccombere al rimpianto o al dolore è un peso che porta con dimestichezza; c’è il gusto e il pensiero di rappresentare l’uomo, disposto a sprecare il proprio tempo per le pene d’amore, per i drammi da niente, forse il tempo impiegato nel migliore dei modi, così in Eppure ‘a voglio bene:
Nun me sento, pure ogge, ‘e sta nzerrata: / ce ne vulimmo i’ nu poco ncampagna? / Ce sciglimmo na tratturia sulagna, / ‘o vino e ‘a birra ca meglio me va…» / E già cagnammo strata alleramente, / ntenerute e vasannoce, a braccetto, / ma, pe’ nun cunzumà tutt’ ‘o russetto, / vocca cu vocca nun se fa vasà! // Aiere – e me ne sento ancora male – / m’era caduta mbraccia e me strigneva… / «Che vuo’, che vuo’?» tremanno me diceva. // Ardente io rispunnette: «Voglio a te!» / Fredda, comme int’ a classe, ‘a maestrina: / «Volere nun può reggere il dativo! / Errore! Ccà ce vò l’accusativo!» / E tutto me smuntaie…Povero a me! / Chesto v’aggio cuntato e cchiù nun dico. // Na femmena accussì, nun trova abbiento / pecché nun tene n’ombra ‘e sentimento. / Eppure… ‘a voglio bene…Ch’aggia fa’?»
Sembrerebbe che Nello non sia mai riuscito, alla fine, a far sentire realmente amata Maria, spingendola al punto di sposare un altro uomo, come detto.
Ma questa selezione di lettere scritte da Maria sono il racconto di una bellissima storia d’amore che non ha bisogno di essere perfetta per poter essere definita tale, né, tantomeno, di durare per sempre.
Ciò nonostante, con le sue poesie, De Lutio è riuscito a rendere immortale il loro amore, e solo così Maria è riuscita ad ottenere quel “per sempre” tanto agognato.
Mariarosaria Cozzolino
Flavia Baldi
Mostra San Valentino
14/02/2024
Amore tra gli archivi…lettere e storie
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 1, F. 1, Scheda n. 1, 23 luglio (anno non indicato) lettera di Maria a Nello.
Maria si chiede perché scrive ancora al De Lutio, nonostante egli non degni la donna di una risposta. Maria dice di avere tante cose da dirgli, e spiega la ragione profonda della loro unione. “[…] tu sei, invece, veramente il primo per me; sei in grado di capire la grande importanza di essere il primo, il tutto della mia anima e del mio corpo? Tu sei nel mio destino come la campana sul pericolo in alto mare, impossibile non sentirla!”. “Noi siamo stati creati per amarci: anche questo l’ho capito fin dal primo attimo che ti ho visto. Siamo eguali, perché abbiamo lo stesso cervello, gli stessi nervi, forse anche la stessa perfidia, siamo della stessa razza.”.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 1, F.1, Scheda n. 4, Senza data, lettera di Maria a Nello.
Maria racconta della sua gelosia, si scusa ma allo stesso tempo ne spiega la natura, ammettendo di non potervi farne a meno. “Mi pento amaramente della gelosia, in ogni momento: ma niuna potenza umana o divina mi può distruggere nell’anima la gelosia. Essa sorge dall’essenza medesima della mia passione, cieca gelosia […] tagliente come una sega che si esercitasse crudelmente sulla carne e sui muscoli: gelosia che non osa mettere un nome, che non ha il coraggio di assodare la verità di un fatto ma che freme di tutto, di una mano stretta, di un braccio sfiorato, di due sedie messe accanto, di una parola scambiata sottovoce, di uno sguardo più lungo dell’usato. Quante volte mi impongo il silenzio per punirmi di questa novella forma di follia, per frustare il mio sangue indomito.”
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 5, Senza data, lettera di Maria a Nello.
Maria si lamenta che in casa nessuno capisce il suo amore verso Nello, in particolare la sua famiglia (Maria vive a Palermo). Racconta del suo dolore alla “signorina francese” che però la deride, o comunque non la prende sul serio mentre lei si dispera. “[…[ sono giunta a minacciare di fare uno scandalo! «lo scandalo ricade su chi lo fa.» ha detto severamente e se ne è andata: l’ho intesa parlare quietamente con mia madre, quasi nulla fosse stato, quasi non mi udisse ancora disperarmi. Come debbo fare, amor mio? Qui si muore così”.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 8, Senza data, lettera di Maria a Nello.
E’ questo un passaggio molto particolare di questa corrispondenza, perché per la prima e unica volta in queste lettere Maria fa intendere di essere malata; si scusa per la scrittura causata dalla mano tremante e accenna al fatto di avere ancora pochi anni di vita. “Ti costerà un po’ di fatica il decifrare la scrittura perché la mano è malferma, ma tu che forse mi ami un poco indovinerai quello che ho scritto e quello che non ho scritto.[…] soffro molto, ma nel momento in cui ti scrivo, accanto a quel pianoforte sul quale anche tu hai appoggiato la mano tante volte, sembrami di soffocare.” ”Ti amo, ti amo! Te lo dico per inchiodarti questa parola al cuore, come ho la tua immagine inchiodata nel mio. Tu forse non sai che mi rimangono pochi anni di vita. Questa è la mia condanna. La morte mantiene sempre le sue promesse, anche d’Annunzio lo dice. […] piango e ti assicuro non mi accade di frequente. Vorrei piangere nelle tue ginocchia. Maria”.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1. Scheda n. 9, Senza data, lettera di Maria a Nello.
Maria racconta nei dettagli la passione che prova per Nello, descrivendo l’effetto che questa provoca nel suo corpo. “Quelle notti…![…]Io non sentivo il freddo. Una fiamma mi saliva dal cuore al cervello, mi si diffondeva per tutto il sangue bruciandomi le vene, accrescendone il palpito, bruciandomi la carne, aumentando a dismisura le pulsazioni delle arterie, tanto che io non potevo più seguirne, mentalmente, il precipitato movimento[…] e le labbra si disseccavano all’alito caldo che passava e intorno al capo io sentivo il calore diffuso della testa che bruciava. L’aria glaciale che mi penetrava nei polmoni non spegneva quella fiamma, non arrivava a vincere il tumultuoso irrompere del vivido sangue giovanile dal cuore al cervello. […] quando tu mi domandavi con gentilezza fraterna più che con amore: «Hai freddo?», io invece divampavo. Era la passione: ma tu non potevi capirmi, ed io soffrivo della tua indifferenza.”
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 1, F. 1, Scheda n. 11, Senza data, lettera di Maria a Nello.
Maria è adirata con Nello che si sembrerebbe intrattenersi con altre donne, in particolare si fa riferimento ad una serata al teatro San Carlo di Napoli, durante la quale era presente anche la famiglia di lei. “Sono proprio adirata con te, Nello! […] per il moto del tuo agire poco cavalleresco verso di me, ieri sera, al teatro S. Carlo. Ti annoiava molto il sederti vicino a me? […[ non credo di avere qualche malattia contagiosa! Né qualche deformità! Ti assicuro che sono proprio spiacentissima, Mi hai offesa non solo nel mio sentimento ma anche nel mio orgoglio di donna.” “Alla mia presenza qualche volta, per caso, non parli altro che delle tue amiche o della tua “adorata Adriana” o di “Margherita” (vecchia zitella) o della voce armoniosa e musicale di Bianca Maria! Bravo davvero! Ed io che chiedevo all’amore protezione e felicità, io che chiedevo, insomma, di potermi dare all’uomo amato con cieca fiducia, con cieca sicurezza per l’avvenire. […] Ami troppo le donne! Forse più che amarle, senti il loro fascino, debole per natura, mancante di quella dose di forza, di volontà che guida gli uomini verso il loro destino, non sai resistere ad un’occhiata dolce, ad un sorriso invitante. Solo a me resisti! Non sono forse troppo bella? Forse non ti piaccio? Chi ti capisce! […] forse per questo che mi sento tanto tanto stanca, da non resistere più ad ogni minima tua scortesia.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F. 1, Scheda n. 12, senza data, una nota lasciata da Maria a Nello.
Ancora gelosia da parte di Maria e tutto sommato ancora tanto amore. Si legge: “Egregio amico, la chitarrata non te la musico. Te la farai musicare dalla tua nuova musicista. Maria.” E a matita accanto, scarabocchiato: “t’amo lo stesso!”.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 13 , senza data, lettera di Maria a Nello.
Maria racconta del tradimento di Nello a San Giorgio. La lettera è molto lunga, e Maria racconta nel dettaglio l’episodio. Nello, chiuso in una stanza con una donna. I due escono visibilmente provati (rossore della pelle, capelli arruffati); precedentemente Maria sente anche Nello dire alla donna “devo andare via, ma ci vedremo al più presto”, baciandola nuovamente. Maria racconta del dolore infinito e straziante e si ribella alle accuse di Nello che la giudica a sua volta colpevole.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 14, senza data, lettera di Maria a Nello.
Questa è una lunga lettera di addio da parte di Maria, che dichiara la fine dell’amore per Nello. Il fatto che una buona parte di questa corrispondenza sia senza data pone un dubbio: questa è una lettera d’addio, ma ce ne sono anche altre. Maria sembrerebbe essere tornata spesso sui suoi passi, dichiarando di non scrivere mai più, di non amare più, ma le date di altre lettere dimostrano il contrario. Per tanto, anche questa – non conoscendo nemmeno l’anno – potrebbe essere non l’ultima. Sicuramente Maria risulta più lucida e consapevole riguardo alla relazione fra i due. “So benissimo che un affetto spento non rinasce più; però se il profumo scappato dalla boccetta che lo conteneva non può venire raccolto per rinchiuderlo di nuovo, la boccetta ne ritiene ancora lungo tempo un leggero vestigio. Non c’è che il cuore umano per rimanere indifferente, anzi peggio, ostile a un sentimento che prima poteva dirsi il suo profumo!…Ti mando il mio perdono”.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 15, senza data, lettera di Maria a Nello.
Anche questa è una lettera di addio, in cui Maria esordisce dicendo che questa sarebbe stata l’ultima lettera. A differenza della precedente, però, dal suo contenuto di evince più facilmente che non sarà l’ultima. “Quando avrete la forza di infrangere queste catene, questi ceppi, quando mi dimostrerete con prove che queste persone non rappresentano niente per voi e che il mio concetto di voi è sbagliato (cosa impossibilissima) allora soltanto potrò perdonarvi e credere ancora una volta che il mio sogno non è morto.”
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 17, senza data, lettera di Maria a Nello.
Maria, ancora una volta adirata con Nello, questa volta per una lettera scritta da Nello al padre della ragazza. E’ intuibile che Nello si sia messo a disposizione per poter dare dei soldi alla famiglia. La cosa offende profondamente Maria, che si lascia andare a insulti abbastanza pesanti nei confronti di Nello, etichettato come “meschino” “volgare”, così come parole di disprezzo sono riservate ai suoi fratelli che per i soldi hanno sposato dei “mostriciattoli” e addirittura arriva a criticare la sua carriera di poeta.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 19, senza data, nota scritta da Maria per Nello.
“E’ quasi l’alba: t’amo! –Maria.”
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 27, senza data, lettera di Maria a Nello.
Un’altra lunga lettera che si conclude con “Addio. –Maria”.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 35, 13 luglio 1936, lettera di Maria a Nello.
Lettera in cui Maria esprime preoccupazione per Nello, che nonostante lei abbia inviato tre cartoline ancora non da nessuna notizia di sé mentre lei soffre per la mancanza e l’attesa.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 41, 19 luglio 1936, lettera di Maria a Nello.
Come si evince anche da altre lettere la data del 19 luglio sembrerebbe essere cruciale per Maria (o probabilmente per la loro relazione). In questa lettera, infatti, Maria non riesce a contenere la felicità per il fatto che Nello si sia ricordato di questa data “[…] per me indimenticabile! Ma desideravo vederti…”.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
R.1, F.1, Scheda n. 48, 12 luglio 1941, telegramma di Maria a Nello.
“Desidero subito tue notizie”.
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R.1, F.1, Scheda n. 49, 18 luglio 1941, lettera di Maria a Nello.
Ancora una volta torna il “sacro giorno” e Maria si lamenta del fatto che Nello non le scriva. “E la promessa fattami alla stazione di Napoli dopo il mio breve soggiorno Napoletano? No, tu non avevi promesso nulla. Quindi tu non sarai qui domani, da me! Neppure questo ricordo dolce e lontano riesce a vincere il tuo disamore…povera Maria! Un’altra illusione perduta miseramente!…”
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R.1, F.1, Scheda n. 53, 3 marzo 1951, lettera di Maria a Nello.
Maria chiede a Nello di andare da lei a Palermo. C’è un post scriptum: “Vieni a riprenderti il tuo cuore, se veramente è con me, come tu canti: bugiardo! Imbroglione!!”
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R.1, F.1, Scheda n. 54, 28 marzo 1951, lettera di Maria a Nello.
Maria chiede ancora di vedere Nello a Palermo. Rimpiange di non averlo visto il “17 marzo”, quando probabilmente lei era a Napoli.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 2, F. 1. Volantino Edizioni Musicali Cioffi. Testo della canzone “Bbona furtuna”; versi di Nello De Lutio, 1947.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 2, F. 1. Foto del volto di Maria Golia sulla locandina del suo concerto da pianista presso la Sala
Degli Artisti, organizzato dalla Confederazione Fascista Sindacati Professionisti ed Artisti, 1° aprile
1935.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 2, F. 1. “Elegia d’amore” – “Autunno”, due liriche per canto e pianoforte, di Maria Golia e Nello
De Lutio, 1935.
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- 2, F. 1. Libretto con partiture e versi delle due canzoni “Ll’ammore mio” e “Così lieta”. Testi di
Nello De Lutio, musiche di Fernando Sabatino, 1961.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 3, F. 1. Pagina di giornale de “Il Mattino Illustrato” con partitura e testo della canzone “Te
ricuorde, Marì…”, versi di Nello De Lutio, musica di Mario Cosentino. Anno ignoto.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 3, F. 1. Pagina di giornale de “Il Mattino Illustrato” con partitura e testo della canzone “Tango
del Roseto”, versi di Nello De Lutio, musica di Maria Golia. Anno ignoto.
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- 3, F. 1. Pagina di giornale de “Il Mattino Illustrato” con partitura e testo della canzone “Ritmo
d’Amore”, versi di Nello De Lutio, musica di Maria Golia. Anno ignoto.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 3, F. 1. Pagina di giornale de “Il Mattino Illustrato” con partitura e testo della canzone “Notte
d’ammore”, versi di Nello De Lutio, musica di G. Spagnolo. Anno ignoto.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 3, F. 1. Pagina di giornale de “Il Mattino Illustrato” (“Le canzoni di Piedigrotta 1933) con
partitura e testo della canzone “Dille c’’a voglio bene”, versi di Nello De Lutio, musica di Maria
Golia, 1933.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio De Lutio
- 3, F. 1. Pagina di giornale del “Roma della domenica” con partitura e testo della canzone
“Quinnece anne”, versi di Nello De Lutio, musica di V. Ricciardi. Anno ignoto.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio Musicale
Enzo Fusco (versi di) e Armando Fragna (musica di), Piccola Sonia, tango, Napoli, Piedigrotta
1929, casa editrice La Canzonetta, 2 pp., Copiella. In copertina foto di Farfui I.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio Musicale
- Tobbia – musica di A.. Ponchielli, La Gioconda, melodramma in quattro atti, libretto
d’opera. A Spese dell’Editore, Palermo, 1880
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio Musicale
- Di Giacomo, Canzoni Napolitane, Napoli, Ferdinando Bideri Tipografo-Editore, 1891
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio Musicale
Celebri Canzoni, Edizione per Fisarmonica- Serie Prima, Napoli, Bideri S.p.A.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio Musicale
Gargano Pietro, Cartoline profumate d’antico torna la regina dei vicoli, Napoli, Il Mattino, 2007
Articolo de Il Mattino per la rubrica “Una canzone una storia”, domenica 27 maggio 2007, pag. 51. “Carmela”, viaggio nella memoria con un capolavoro d’altri tempi. Versi della canzone Carmela (Palomba-Bruni). Enza A.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio Musicale
Gargano Pietro, In amore “Tutto se scorda” la delicata melodia di Tosti, Napoli, Il Mattino, 2007
Articolo de Il Mattino per la rubrica “Una canzone una storia”, domenica 20 maggio 2007, pag. 51. Un brano bello e quasi dimenticato, scritto da Salvatore Di Giacomo. Versi della canzone Tutto se scorda (Di Giacomo-Tosti). Enza A.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio Musicale
Gargano Pietro, Amore, gioia e malinconia l’inno delle spose bambine, Napoli, Il Mattino, 2007
Articolo de Il Mattino per la rubrica “Una canzone una storia”, domenica 13 maggio 2007, pag. 51. “Giuramento”, i matrimoni e gli addii nei versi del poeta Giuseppe Russo. Versi della canzone Giuramento (G. Russo-Viviani). Enza A.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Archivio Musicale
Gargano Pietro, Peppino Di Capri a Sanremo ambasciatore del dialetto, Napoli, Il Mattino, 2007
Articolo de Il Mattino per la rubrica “Una canzone una storia”, domenica 6 maggio 2007, pag. 51. Il vincitore di due Festival nel 1985 presentò “E mo e mo” in napoletano. Versi della canzone Faiella-Depsa-Fasano. Enza A.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Biblioteca-Fondo Colonnesi
Tasso, La Gerusalemme Liberata, Roma, 1959, Esizioni Cremonese, Il volume fa parte della collana I classici azzurri 18, con prefazione e commento di Rosolino Guastalla; F.F.
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Biblioteca-Fondo Colonnesi
Benedetto Croce, Storie e Leggende Napoletane, Laterza&Figli, 1976
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Biblioteca
Messina Raffaele, Masaniello Innamorato e altri racconti, Napoli, Colonnese Editore, 2021
Associazione Amici degli Archivi Onlus – Biblioteca
De Benedittis Renata, « Mia Carissima Annamaria….». Lettere di Domenico Trotta ad Anna Maria Fasani, Estratto da: Rivista Storica Del Sannio,7, 3ª Serie- Anno IV, Arte Tipografica, 1997