L’Emancipazione femminile attraverso le riviste del primo 900

In occasione della festa delle donne o meglio Giornata Internazionale della donna che ricorre l’8 marzo l’ Associazione Amici Degli Archivi intende dedicare una mostra alle donne. Donne di varie classi sociali che hanno contribuito all’emancipazione sociale e culturale della donna di oggi. Mettendo in mostra estratti di rubriche di due Riviste femminili del primo’ 900 conservate nella biblioteca dell’Associazione, “Cordelia” e “Giornale delle donne”  cerchiamo di capire e di portare a conoscenza delle nuove generazioni quali erano le considerazioni che nella società del ‘900 gli uomini ma anche le donne avevano di loro stesse. 

CordeliaFoglio settimanale per le giovinette italiane, venne fondata il 6 novembre 1881 a Firenze da Angelo De Gubernatis e, sul modello delle pubblicazioni ottocentesche dirette da uomini, si poneva come scopo fondamentale quello di «educare le giovinette».

Nel 1882 la rivista venne rilevata dall’editore Cappelli di Bologna, che modificò il sottotitolo del periodico in Rivista mensile per le giovinette italiane; lo stesso editore nel 1884 ne affidò la direzione a Ida Baccini (1850-1911), già nota autrice di scritti per l’infanzia e conosciuta nell’ambiente giornalistico per le collaborazioni a La Nazione e alla Gazzetta d’Italia. La Baccini diede un nuovo impianto alla rivista grazie a uno stile più vivace, modificandone infatti di nuovo il sottotitolo nel 1884 in Giornale per le giovinette e nel 1910 in Giornale settimanale per le signorine. Ida Baccini continuò a dirigere Cordelia fino alla morte nel 1911.

A sostituirla venne chiamata allora la marchesa Maria Majocchi Plattis (1864-1917), nota già alle lettrici di Cordelia con lo pseudonimo di “Jolanda”. Donna colta e raffinata, la marchesa Plattis fece della rivista una delle più lette dalle donne italiane. Negli anni che seguirono la rivista andò progressivamente perdendo il tratto essenzialmente educativo per divenire una rivista di intrattenimento rivolta a un pubblico di estrazione borghese.

Quando, nel febbraio del 1939, la redazione venne trasferita a Milano, Cordelia si presentava ormai come una pubblicazione bimestrale ricca di suggerimenti sulle letture, sul cinema, sul teatro, mentre praticamente assente risulta l’attualità. Nel 1942 divenne un supplemento del periodico La Donna.

Una rivista quindi, Cordelia, dedicata alle signorine di buona famiglia, per questo i temi toccati riguardano il comportamento delle signorine in società, quali devono essere le missioni della donna o le occupazioni. Ecco che per esempio un appello alle donne del Comitato nazionale Pro Suffragio Femminile nelle quali si dice alle donne di «…reclamare e chiedere di essere trattate come gli altri cittadini, come gli uomini, che rappresentano soltanto la metà dell’intera popolazione, voi dovete adoperarvi perché vi sia riconosciuto il diritto di voto, che è come dire il diritto di essere rappresentate ed ascoltate.» in un piccola rubrica chiamata Appunti e Bricciche. Come per esempio nella rubrica “ Le occupazioni della signorina moderna” della scrittrice Jolanda, si danno indicazioni alle giovani donne sulle occupazioni da svolgere affinché queste sentano la propria importanza di individuo sociale, descrivendo quanto il loro contributo potesse essere prezioso nell’opera sociale moderna dei cosiddetti Uffici di collocamento, indicazioni ed assistenze. Quest’ufficio avrebbe formato le donne nel difficile compito di delegata o visitatrice dei poveri. In questo modo la donna compie la propria educazione sociale, preparandosi a quegli uffici che il suo temperamento e le funzioni che la natura le ha assegnato le consento e che lei deve insistere per ottenere come un legittimo diritto: come ad esempio la carica di consigliera nelle amministrazioni comunali di beneficenza e nelle Opere Pie. Perché, continua Jolanda, come la donna si rende ridicola e si degrada ostinandosi ad esercitare professioni o a pretendere posti disadatti al suo sesso, altrettanto si nobilita e sviluppa ed afforza le sue buone qualità esplicando la sua attività in quelle opere sociali e civili in cui la sua femminilità può essere di valido soccorso. 

Secondo la rubrica Appunti e Bricciche, del numero 9 della rivista Cordelia,  le ragioni del femminismo inglese sono spiegabili dal fatto che in base alla loro età le donne diano alla luce una maggioranza di maschi o di femmine. Per esempio maritandosi in giovane età predomina la procreazione femminile. Ma ora a causa del femminismo le donne si maritano tardi quindi preparano una generazione in cui preponderà il sesso maschile e quindi a venti o trent’anni il femminismo non avrà più ragione d’essere., teoria non condivisa dal giornale secondo il quale il femminismo problema sociale cosi complesso non possa risolversi con una ragione fisica cosi banale, contando tra le femministe più attive centinaia di madri di famiglia. 

Nel numero 17 dell’anno XXX DEL 23 APRILE 1911 della rivista Cordelia, nella rubrica Appunti e Bricciche leggiamo tre episodi contemporanei accaduti in tre zone diverse del mondo e che ci possono far capire quali erano le condizioni e le considerazioni della donna. Mentre a Parigi si teneva l’Esposizione d’industrie femminili in un’ala del palazzo del Louvre dove grande successo ebbe la sezione italiana, in Giappone ben altra sorte tocca alle operaie nipponiche costrette dai loro padroni a lavorare senza tregua e senza prendere cibo e ingannate su l’ora dalle loro sorveglianti lavorano anche oltre l’orario convenuto. Le operaie che commettono sbagli o non finiscono in tempo il loro lavoro vengono punite con ammenda o con l’imprigionamento in cella, mentre alle più giovani vengono date delle staffilate. Nonostante questo le povere operaie non hanno mai pensato di organizzarsi in sciopero. Per contro in Norvegia prende posto in Parlamento una donna la signorina Rogstad. 

Per quanto riguarda la lotta femminile per il diritto di voto, nella rubrica Appunti e Bricciche, del numero 18, del 30 aprile 1911, si ricorda  in occasione del cinquantenario del plebiscito napoletano, che le donne delle due Sicilie scrissero a Vittorio Emanuele per assicurarlo che anche loro al pari dei figli e dei mariti, volevano l’annessione al Piemonte e l’unità della Patria, ed erano in disaccordo con le leggi che mentre accordavano alla donna i diritti civili le negassero quelli politici. Sulla scia delle donne napoletane anche quelle toscane che non potevano partecipare alla votazione plebiscitaria avevano reclamato di poter dare anche loro voto favorevole all’annessione della Toscana alla monarchia costituzionale. Il ministro di grazia e giustizia, Enrico Poggi, lasciò memoria di queste proteste femminili che però non furono accolte dal governatore Bettino Ricasoli, e alle donne toscane fu fatto intendere di avere pazienza fino a che non fosse giunto il tempo della loro emancipazione politica, quindi le femministe del primo 900 attendevano già da mezzo secolo che fosse mantenuta quella promessa. 

 Il numero 25 del 18 giugno 1911 si apre con un articolo della direttrice del giornale, Jolanda, dal titolo Antifemminismo Scolastico, che esamina un provvedimento ministeriale sull’esclusione delle donne dall’insegnamento delle scuole secondarie maschili e dalle miste. Un provvedimento ingiusto che ha suscitato gravi proteste appoggiate dagli stessi insegnanti che la legge vorrebbe favorire. Il quale non trova giustificazione nemmeno nella minaccia di una seria concorrenza visto che i vincitori delle cattedre furono inferiori a quello delle cattedre messe a concorso. 

Interessante, l’articolo sempre della direttrice Jolanda, intitolato La Donna Americana, sul numero 20 della rivista del 18 maggio 1913; sulla superiorità della donna americana rispetto alle donne del vecchio continente , come ha potuto la donna in una civiltà nuova come quella degli Stati Uniti, così rapidamente rispetto alle donne europee che contano secoli di esempi e tradizioni. La risposta è nella cultura. Le donne americane studiano di più e molto più a lungo degli uomini. Pur avendo trovato ostacoli alla sua formazione, la donna americana giunse ad elevarsi e anche a primeggiare grazie alla sua volontà. Le fanciulle degli stati Uniti hanno grande libertà di scelta della loro professione e ognuno “rispetta e apprezza l’opera loro” anche se inferiore alla posizione sociale. Per esempio una signorina di famiglia agiata non trova sconveniente lavorare come maestra elementare, o bibliotecaria o cassiera, perché il lavoro è visto come cosa nobilissima che onora e non umilia. Grande vantaggio per le donne americano fu l’invenzione della macchina da scrivere e infatti in America vi sono moltissime scuole di dattilografia. Le donne inoltre svolgono la professione di medico, avvocato, ingegnere e architetto.  Jolanda commenta queste notizie che arrivano dal nuovo mondo affermando che di certo, per quelle che sono le condizioni del paese, non sarebbe possibile svegliarsi una mattina e imitare le donne americane. Ma che è bene che la donna italiana si svegli dal “torpore spirituale in cui sonnecchia” e che sappia che c’è un luogo sulla terra dove la donna per merito delle sue fatiche e della tenacia della sua determinazione, giunse ad emanciparsi. Incentivando le donne a coltivare le proprie figlie, a preservarle dall’ozio ad assecondare le proprie inclinazioni, perché non saranno le leggi, e i costumi, gli usi sociali a dare alla donna quella superiorità a cui aspira ma la propria volontà. 

Secondo Guido Raffaelli, nella sua rubrica La donna e la sua Missione sociale, del numero 25 dell’Anno XXXII di Cordelia, la donna è il Dio della casa e come tale la deve proteggere, e su di essa grava la responsabilità dell’educazione dei figli. E afferma anche che anche se è bello che una fanciulla conosca il greco e il latino, è molto più importante che impari come curare un bambino malato; e se è ammirevole che una fanciulla frequenti l’università e sappia discutere di legge e filosofia, non è meno importante e bello che conosca che impari le nozioni scientifiche che l’aiuteranno, nell’esercizio della sua missione eminentemente educativa, a conosce la psicologia del bambino e a saper quindi più tardi educare suo figlio. Si continua ancora sullo spirito di sacrificio nella donna in un articolo di Anita Nuti, sui sacrifici che spettano alle donne, della necessità dell’opera dolce e benefica di una donna pia che prodighi le sue cure gentili alle persone che ne abbiano bisogno. E rivolgendosi alle fanciulle afferma che anche nelle ore gioiose non siano sorde al lamento degli infelici. 

Mariarosaria Cozzolino

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Senza entrare… in merito! Appunti e Bricicche, Cordelia, Anno XXX, Firenze, 1 Gennaio 1911, pag.29

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Le occupazioni della Signorina moderna, Jolanda, Cordelia, Anno XXX, Firenze, 29 gennaio 1911, NUM. 5, pag. 130

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Le ragioni del femminismo inglese,  Appunti e Bricicche, Cordelia,Anno XXX, Firenze, 26 febbraio 1911, num. 9, pag.287

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Appunti  e Bricicche, Cordelia, Anno XXX, Cento, 23 aprile 1911, num.17, pagg.540-541

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Appunti  e Bricicche, Cordelia, Anno XXX, Cento, 30 aprile 1911, num.18, pag. 574

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Antifemminismo scolastico, Jolanda, Cordelia, Anno XXX, Cento, 18 giugno 1911, num. 25

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

La donna americana, Jolanda, Cordelia, Anno XXXII, Cento, 18 maggio 1913, num.20, pagg.610-614

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

La Donna e la sua Missione Sociale, Guido Raffaelli, Cordelia, Anno XXXII, Cento, 22 giugno 1913, num.25, pagg. 782-784

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Lo spirito di sacrificio nella donna, Anita Nuti, Cordelia, Anno XXXII, Cento, 14 settembre 1913, num. 37, pagg. 1165-1167.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni, «La Società post-bellica», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno XLIX, Torino, 19 maggio 1917, n. 10, pp. 18-19.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni,« Le donne durante la guerra», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno XLIX, Torino, 5 aprile 1917, n. 7, pp. 13-14.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni, «Ciò che la donna può fare», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno L, Torino, 5 febbraio 1918, n.3, pp. 3-4.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni, «La concessione del voto alle donne», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno LI, Torino, 5 gennaio 1919, n. 1, pp. 3-2.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni,« Conversazione tra un protestante e un cattolico sul tema divorzio», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno XLIX, Torino, 19 gennaio 1917, n. 2, pp. 3-2.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni, «Concedere lo scioglimento del matrimonio quando la donna non possa avere figli», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno L, Torino, 19 agosto 1918, n. 16, pp. 16-17.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni, «Divieto a Parigi di servire bevande alcoliche a donne e militari», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno XLIX, Torino, 19 febbraio 1917, n. 4, pp. 7-8.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni, «La donna proviene dalla costola dell’uomo», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno XLIX, Torino, 19 settembre 1917, n. 18, p. 26.

  • Associazione Amici degli Archivi – Biblioteca

Divagazioni, «Delitto passionale di nuovo genere», G. Vespucci, Giornale delle Donne, Anno LI, Torino, 5 ottobre 1919, n. 19, pp. 19-20.