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Partecipazione al 70° anniversario delle Quattro Giornate di Napoli 28 settembre – 1° ottobre 1943-2013
Il 30 settembre 2013 ricorre il settantesimo anniversario della distruzione del patrimonio cartaceo e pergamenaceo conservato per secoli nel Grande Archivio del Regno di Napoli. L’incendio fu appiccato dai tedeschi per raggiungere due scopi, non lasciare alcuna cosa preziosa che non era possibile portare via e punire il “tradimento” di Badoglio. In questi settant’anni non è stato rintracciato l’autore o gli autori di questo efferato crimine contro l’umanità. I tedeschi non volevano punire tanto il tradimento badogliano quanto distruggere quanto di più prezioso possedeva allora Napoli e cioè le sue radici storiche, la documentazione dell’identità della “nazione” napoletana. Dopo settant’anni si deve constatare che non solo pochissimo è stato fatto per recuperare quanto è andato distrutto da parte di quasi tutte le istituzioni pubbliche, ma anche che le distruzioni, per Napoli e il Mezzogiorno, sono continuate fino ad oggi (incendio dell’Archivio del Comune di Napoli, distruzione degli archivi degli ospedali, della Prefettura, sono solo alcuni, fra i casi eclatanti avvenuti, di un elenco molto più lungo).
Per quanto riguarda l’incendio di San Paolo Belsito del 1943 sono da fare due riflessioni. Ancora oggi qualcuno indica come colpevole il direttore dell’epoca, il conte Riccardo Filangieri, per “aver omesso, in modo colpevole, di avvisare le autorità”. A questa visione indicata dai tedeschi nell’immediato dopoguerra va, quindi, data innanzitutto una risposta esauriente sul piano storico e giuridico. La seconda riflessione è la considerazione che il danno irreparabile conseguito da Napoli e dai territori del suo regno non è stato, se non in piccolissima parte risarcito. Risarcimento che, invece, deve essere conseguito, anche a distanza di settant’anni con necessarie e doverose azioni giudiziarie.
Per raggiungere questi scopi l’Associazione Amici degli Archivi onlus e i suoi soci, come cittadini di Napoli innanzitutto, invitano persone, istituzioni e quanti altri condividono questi aspetti ad una giornata di ricordo della distruzione, giornata che sia , però, anche di riflessione e di azione per il recupero della memoria storica delle nostra collettività.
In questa giornata andrà rappresentata anche quanto, in questi ultimi dieci anni è avvenuto e in particolar modo quale è stata la politica per gli archivi condotta dal Ministero per i Beni Culturali verso gli archivisti e gli archivi: gli archivisti nel 1974 avevano una carriera dirigenziale e una carriera direttiva di archivista ricercatore storico scientifico. I dirigenti archivisti da 78 sono meno di 50 e gli Archivi di Stato fra pochissimi anni chiuderanno tutti. È, quindi, il momento di impegnare le istituzioni ad un riesame della situazione degli archivi secondo quanto già prospettato dall’ANAI Nazionale al Ministro per i Beni e le Attività Culturali.
Gli archivisti napoletani però sono, invitati ad un impegno maggiore per la situazione causata dalla distruzione delle 866 casse del Grande Archivio di Napoli e della documentazione degli altri enti napoletani. Gli archivisti napoletani devono, quindi, manifestare la loro volontà di raggiungere questo obbiettivo in maniera concreta così come le istituzioni pubbliche e private di Napoli e di tutto il mezzogiorno sono invitate, anche loro, a testimoniare una adesione con fatti concreti, come l’assunzione temporanea e duratura che sia, per ogni archivio esistente garantendo, però, il rispetto della professionalità degli archivisti stessi.
Il 30 settembre 2013 dovrà essere una giornata non soltanto, quindi, di ricordi ma di apertura al pubblico di tutti gli archivi pubblici e privati esistenti sul nostro territorio con apposite manifestazioni che debbano non soltanto ricordare le perdite che, anche dopo il 30 settembre 1943 come già detto, sono avvenute del patrimonio archivistico napoletano ma partecipare alla “ricostruzione” delle fonti documentarie con tempi e modalità che in questi tre mesi potranno essere definiti.